Riportiamo di seguito un articolo apparso su corriere.it il 2 ottobre scorso. Leggetelo con attenzione.

La pizza migliore è sicuramente quella cotta nel forno a legna. Uno dei modi più suggestivi di riscaldarsi nelle fredde notti invernali, soprattutto se si sta in campagna o in montagna, è un bel camino a legna, o le sempre più diffuse stufe a pellet (che sono un po’ meno inquinanti della legna). Tutto ciò sembra anche molto ecologico, visto che la legna, o la torba, rientrano nella categoria dei combustibili rinnovabili e a bassa o nulla emissione di carbonio. Per questo motivo l’Unione Europea spinge sempre di più per utilizzare gli impianti a biomassa per riscaldamento e non solo. Tutto bene, se non fosse che la combustione della legna produce anche pericolosi inquinanti .

La misurazione alla periferia di Dublino

Questo lo sconcertante risultato di uno studio italiano-irlandese appena pubblicato su Nature Sustainability. I ricercatori, fra i quali Maria Cristina Facchini che dirige l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del CNR di Bologna, sono riusciti a identificare le varie fonti nel PM1 (la frazione più piccola del particolato atmosferico e pertanto più pericolosa per polmoni, cuore e cervello delle persone esposte) durante picchi di inquinamento notturno in una zona della periferia Sud di Dublino. In particolare sono stati analizzati i picchi di concentrazione di PM1 durante due notti a cavallo fra 2016 e 2017 in cui la concentrazione di polveri sottili nell’aria hanno superato i 300 microgrammi su metro cubo: cifre che nulla hanno da invidiare ai livelli killer di inquinamento di solito più comuni in città come Pechino.

I vari combustibili

«Con uno speciale strumento capace di analizzare i diversi inquinanti mediante la spettrometria di massa, messo a disposizione dai nostri laboratori, si è visto che la componente dovuta all’uso di legna e torba come combustibile è di gran lunga prevalente rispetto agli altri combustibili, come carbone, olio e benzina: il 70% dei primi contro il 30% dei secondi» spiega Facchini. «E questo nonostante nella zona considerata le case che si riscaldano con legna o torba siano solo l’11% del totale». Rispetto ai combustibili più efficienti, legna e torba hanno un minor potere calorifico e se non bruciano in condizioni ottimali rilasciano nell’aria residui organici potenzialmente molto dannosi se inspirati. Una raffinata analisi chimico-fisica delle polveri atmosferiche è in grado quindi di riconoscere le “impronte digitali” dei diversi combustibili utilizzati: mentre l’olio combustibile si riconosce per gli idrocarburi contenuti nelle emissioni, la legna e la torba lasciano una traccia riconoscibile in alcune sostanze (come il levoglucosano) derivanti dalla combustione della cellulosa contenuta, mentre il carbone (formatosi in milioni di anni sottoterra dalla legna fossilizzata) non presenta più componenti vegetali.

Non concentrarsi solo sulle emissioni del traffico e industriali

Sta di fatto che diventa sempre più importante associare alla semplice misurazione quantitativa della massa delle particelle presenti nell’aria, anche la loro natura chimica, poiché questo aggiunge informazioni qualitative e quantitative in grado di risalire dal fumo dello sparo alla pistola che è stata usata. E la morale è inequivocabile: concentrarsi solo sulle emissioni del traffico e industriali ci restituisce un quadro molto parziale del particolato atmosferico, che almeno per una buona metà sembra dipendere dai cosiddetti “combustibili verdi” come la legna e il pellet, per lo meno in inverno. Questi combustibili solidi, peraltro, sono una componente importante anche dell’inquinamento di grandi metropoli assediate dal traffico, come Londra, Barcellona e Parigi dove, secondo altri studi, il loro contributo ai livelli di polveri sottili si aggira fra il 20 e il 40%, anche a causa dello spostamento di masse d’aria inquinata dalla campagna alla città. Paradossalmente si potrebbe dire che i camini delle grande industrie e le marmitte delle automobili non sono certo innocenti, ma certamente bisogna cominciare a prestare più attenzione a quella miriade di caminetti e stufe a legna che fanno così «country» e «green».

(fonte corriere.it)

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